Aurora
All’alba del settimo giorno
Dio riposò su una roccia alta e aguzza
Dalla sommità del menhir
scrutava il mondo con occhi stanchi
le tempeste ruotavano
attorno a quel dito puntato verso il cielo
creando uragani di incubi
e spirali di luminescenze e arcobaleni
Mi svegliai al tuo fianco, con gli occhi
sigillati dalle lacrime
Uno spiraglio di raggi solari
attraversava la stanza
Il mondo era sospeso su quel filo invisibile di luce
ed io e te ne eravamo gli unici abitanti
Ho aperto le porte – sento le grida
del precipizio
fischiarmi nelle orecchie
Le dita lasciano scorrere la sabbia
tra le pieghe degli anni
e si perdono per sempre
Sta arrivando l’aurora…
[13 agosto 2005]